Pietro Scoppetta
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Biografia breve di Pietro Scoppetta
Pietro Scoppetta (Amalfi 1863 - Napoli 1920) è stato un pittore del XIX secolo. Figlio di Michele e Filomena Camera, Scoppetta abbandonò gli studi di architettura per esercitarsi nelle arti sia con Giacomo Di Chirico sia con il pittore di Maiori Gaetano Capone. Incoraggiato anche dal Comune di Amalfi, che gli mise a disposizione uno studio nell'Hotel dei Cappuccini, Scoppetta iniziò a realizzare soprattutto assolate vedute delle zone costiere, mediando i paesaggi di Giacinto Gigante attraverso il filtro del realismo appreso dai due maestri. Da Amalfi inviava sue opere alle mostre della Società Promotrice di Napoli: nel 1885 espose Chi sarà!, nel 1887 Sulla spiaggia e Piazza, nel 1888 una Marina di Amalfi e nel 1890 Strada facendo. Dal 1891 sposterà la sua residenza a Napoli, proponendo nello stesso anno alla Promotrice uno schizzo ad acquerello e due dipinti a olio Fra un saluto e l'altro e la Valle dei Mulini ad Amalfi. Nel decennio 1887-97 continua a esporre opere a soggetto amalfitano e costiero in diverse mostre nazionali e internazionali. Mentre nei paesaggi mantiene l'eco gigantiana senza indulgenze verso accenti folcloristici o popolareschi, sviluppa parallelamente, dalla fine degli anni Ottanta, un vero e proprio repertorio di corali immagini di feste e di gustose scenette marinare o in costume, repertorio che utilizzerà per una consistente attività di illustratore. Illustrò infatti i fascicoli di Piedigrotta, spartiti musicali, cartoline e la rivista "La Tavola Rotonda", oltre a diverse opere di autori stranieri editati da Bideri e Pierro, ma anche opere tutte napoletane come il volume Chi chiagne e chi ride, Quaranta poesie napoletane di R. Bracco, S. di Giacomo, R. E. Pagliara, F. Russo (Ricordi 1895). Nel 1890 partecipò con gli altri artisti napoletani all'impresa decorativa della Birreria Gambrinus realizzata dall'architetto Curri. A partire dal 1900, stabilito un frequente andirivieni con Parigi, opererà una sorta di mistione tra un'interpretazione in chiave borghese e "francese" della sua pittura con i ricordi e l'immaginario napoletano. Ne usciranno brani di vita parigina, i caffe, le strade cittadine, i concerti e le dame elegantemente abbigliate, opere tutte connotate da un deciso sapore belle époque (si vedano ad esempio le varie versioni del Cafe de la Pais). A Parigi continuerà la sua attività di illustratore per diversi editori (illustra i romanzi di Prévost e Bourget). Negli anni Novanta partecipò a molte Promotrici napoletane: con Figurina campestre (1893), Triste aprile (1894), Schizzo e Valle dei Mulini ad Amalfi (1896), con Carmela, Vicolo ad Amalfi e Angolo alpestre (1897). Nel nuovo secolo lo troviamo in molte esposizioni della stessa Società: nel 1904 Con un'Impressione di Parigi e una di Londra, oltre a un generico Scbizzo, nel 1911 con tre opere tra cui Villa a Posillipo e Sorrento da Sant'Agata, nel 1912 con Lever, Bluette, Bettina oltre a uno schizzo di ritratto, nel 1914 con Claretta, Ultimi raggi e Una tazza di tè, nel 1915 Con quattro opere, tra cui La Madonna del Murillo, nel 1916 con Il biglietto, Via Taso e Mezza figura. Appassionato di musica, compose a orecchio una canzone e un valzer editi nel 1911 con lo pseudonimo di 0. Zagara, mentre più tardi, firmandosi Petrus Pictor, pubblicava la raccolta di versi Ritmi del cuore (1919). Nel 1920, dopo la sua scomparsa, la Biennale di Venezia gli dedicava una sala, mentre Achille Macchia scriveva Su "Cronaca Bizantina": "pittore che sapeva in breve di tela o in pochi centimetri quadrati del bianco e nero effondere la poesia che si sprigiona da un viso muliebre, dalle pieghe di un abito alla moda" (15 marzo 1920).
FONTE: L'Ottocento Napoletano dalla veduta alla trasfigurazione del vero
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